Questa la vocazione dell‘Acec secondo il presidente appena eletto
Fonte: SIR, 12/7/2014 - “La Chiesa italiana, attraverso la nota pastorale dei vescovi del 1999, affida all’associazione il compito di offrire ‘un servizio volto a creare le premesse di mentalità, di costume, di linguaggio, di strumenti, di modelli di ricerca per una efficace azione pastorale’. È la priorità fondamentale che ci affida la Chiesa e che noi volentieri oggi ameremmo declinare aiutando tutti a prendere coscienza dell’alto valore educativo di ogni agire culturale e pastorale”. Lo afferma don Adriano Bianchi, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Brescia e del settimanale diocesano “La Voce del Popolo”, eletto ieri presidente dell’Acec (Associazione cattolica esercenti cinema) durante l’Assemblea generale nell’Abbazia di Maguzzano.
Che ruolo hanno oggi le Sale della comunità? “Essere Sala della comunità nella Chiesa e nella società significa recuperare continuamente spazi ed esperienze di bellezza per le persone che incrociamo. Da tempo in Sala hanno casa tutti i linguaggi dell’arte: non solo il cinema, ma il teatro che cresce continuamente (i Teatri del Sacro ne sono il frutto più autentico), la musica e l’attenzione al dibattito pubblico con incontri, dialoghi e iniziative di ogni genere. Insomma, è anche della Sala della comunità assumere in pieno la missione di Cristo di andare incontro a un uomo sperduto e senza riferimenti, e, nella bellezza e nella gioia, farlo camminare, attraverso l’arte e una cultura illuminata dalla fede, verso una sempre più piena umanizzazione”.
Le Sale possono anche essere uno strumento valido per raggiungere le periferie? “Da sempre la Sala della comunità compie il suo percorso culturale, sociale e pastorale nelle periferie. Ci sono sale nei centri storici e nei grandi centri urbani, ma la maggioranza delle 1.000 sale della comunità attive in Italia è dislocata in comuni sotto i 10mila abitanti. Ovunque, quando una Sala vive, si crea un movimento culturale comunitario che mette in rete l’intero territorio in una feconda collaborazione tra parrocchie, comuni, associazioni. Insomma, la Sala diviene un progetto dentro cui la comunità, in senso ampio, cresce e ‘celebra’ il suo percorso comune”.
Continua a leggere l‘intervista di Riccardo Benotti a don Adriano Bianchi