(Fonte: Avvenire, 20/03/14) - Ha diretto il Teatro del Mercato di Perugia, il Kismet e il Piccinni di Bari, il Carnevale artistico di Putignano. Lui è Carlo Bruni, classe ‘59, attore e regista. Con Edoardo Winspeare, che ne ha curato la regia, ha interpretato e scritto L‘anima attesa, medio metraggio dedicato a don Tonino Bello presentato al Bari Film festival nel 2013 e, per il teatro la regia e messa in scena di Croce e fisarmonica (I Teatri del Sacro, Lucca 2013), una produzione Diaghilev/Armamaxa, dedicata al vescovo pugliese, ora in tournée in Puglia: da stasera sarà a Mola di Bari, il 9 aprile a Taranto (matinée), il 25 aprile a Foggia.
Bruni, come nasce lo spettacolo teatrale "Croce e fisarmonica"? Lo spettacolo è nato per celebrare il ventennale della morte del vescovo di Molfetta, avvenuta nel 1993, e mentre con Winspeare lavoravamo alla scrittura cinematografica, abbiamo pensato a un progetto teatrale complementare. Una doppia esperienza che ci ha sorpresi per la coincidenza con l‘elezione al soglio pontificio di Papa Francesco.
In che cosa la versione teatrale si differenzia dal film "L‘anima attesa"? Croce e fisarmonica in un‘ora racconta la storia di don Tonino bello, ricalcando la geografia dei luoghi dove ha vissuto: da Alessano a Tricase. È un approccio laico dove pensiero e prassi, sentimento e azione di una figura esemplare si fondono mirabilmente. Emerge l‘umanità concreta di un vescovo che apriva a tutti le porte del suo episcopato ("se passi da casa mia fermati" è infatti il sottotitolo), che girava con la sua 500 Fiat scassata, che sapeva "tenere alta la testa verso il cielo, ma i piedi per terra", che usava bene la sua "bellezza", quel fascino inconfondibile che sprigionava dai suoi fermi ideali, ma anche da quel suo andare contro regole e consuetudini.
Come siete riusciti a conciliare l‘anima di tre artisti diversi, ma tutti pugliesi: Carlo Bruni, Enrico Messina, Mirko Lodedo? Coniugando semplicemente Vangelo e fatti. Non abbiamo fatto leva sull‘aneddotica o sulla santificazione di don Tonino, ma su tre messaggi chiave: il senso di vicinanza, la grande fiducia nelle possibilità dell‘uomo, l‘impegno socio politico, nella speranza di cambiare il mondo. Ecco noi vogliamo trasmettere la passione per la vita di quest‘uomo, il suo coraggio, la sua limpidezza, l‘ingenuità tipica dell‘infanzia, il suo senso di ospitalità, ma anche la sua saggezza.
Lavorare con Edoardo Winspeare cosa le ha lasciato? Edoardo al di là dei meriti artistici è un grande uomo. Ho partecipato al set del film In grazia di Dio, di Winspeare, che ha rappresentato l‘Italia a Berlino (e che uscirà nelle nostre sale il 27 marzo), girato nella stessa location del Salento, nel ruolo di un usuraio, ed è indescrivibile l‘entusiasmo della gente coinvolta, per un regista che ha radici sparse oltre Europa. Lo definirei un operatore culturale: non è la retorica della taranta, è la rivalutazione di un lembo estremo di Puglia, l‘esaltazione della qualità dei rapporti umani e dell‘amore, in un percorso identitario e d‘integrità fondamentali.
Come è cambiato il Sud in questi anni? La voglia di cultura, di cinematografia, di musica e teatro sono evidenti. Il progetto Adotta un fotogramma di Pax Christi per la realizzazione del film su don Tonino ha dato risultati inaspettati con le donazioni, a cominciare dai più piccoli e dalle scuole. Occorre tuttavia un salto vero di qualità, una progettualità educativa stabile per colmare il gap con la politica dei tagli. Erigere cattedrali nel deserto non serve. Cultura è anche responsabilità morale: coltivare la terra, renderla abitabile, salvaguardare le risorse è il monito attualissimo di don Tonino Bello.