In un mondo che rischia di diventare empio, il protagonista del film incarna un aspetto della pietas, di quella religiosità che, fin dagli albori della storia come ci documenta il capolavoro di Foscolo , si esprime nel culto dei morti. La morte, infatti, è oggi una realtà più spesso esorcizzata o rimossa che accettata e riconosciuta come momento, certamente drammatico ma prezioso, della vita. Come possibilità di recupero del valore di unesistenza per ricostruire attraverso memorie ritrovate e redente quella corrispondenza di amorosi sensi (lespressione è rubata al poeta), così necessaria alluomo per vivere.
Questa ricostruzione è il compito che si assume John May, il protagonista di Still life, un funzionario comunale, silenzioso fin quasi allinvisibilità, meticoloso fin quasi allossessione. Si occupa di morti: ha lincarico di organizzare il funerale di persone morte in solitudine rintracciandone, se possibile, i parenti o gli amici. John May svolge il suo lavoro con una dedizione che va ben oltre il dovuto.
Il protagonista raccoglie e conserva gelosamente le loro fotografie, gli scritti e gli oggetti più cari, va alla ricerca delle testimonianze di chi li ha conosciuti. E, sulla base di tutto questo, arriva a scrivere lomelia per i celebranti delle esequie, a sceglierne con cura le musiche e, soprattutto, a parteciparvi fino allultimo pietoso gesto della sepoltura. La sua, sembra restare unimpresa solitaria, destinata allinsuccesso, lasciandolo ogni volta sempre più frustrato e rassegnato.
Quando, allimprovviso, per ragioni economiche, il comune decide la soppressione del suo ufficio, il mite John May ha un sussulto di fierezza e decide di giocarsi il tutto per tutto nellultimo caso che ha tra le mani, quello di Bill Stoke, un alcolizzato di cui puntigliosamente riesce a ricomporre la vita, disordinata e contraddittoria, ma ricca di relazioni. Allora, per la prima volta, riesce nel suo intento.
Lincontro con una giovane donna imprimerà alla vita del protagonista unaccelerazione di speranza e di compimento che il finale, sorprendente e a prima vista crudele, non riuscirà a smentire. Le ultime immagini, anzi, ne offriranno una commovente conferma. Seppellire i morti e farlo in comunione con i loro cari è una dimensione indistruttibile delluomo di ogni tempo. La morte di ogni uomo, solo se accolta fino a un consapevole commiato, dà pace.
Angelo Card. Scola Arcivescovo di Milano
(L‘articolo è stato pubblicato sulla rivista SdC - Sale della Comunità di Gennaio 2014)