Di questo film è già stato detto tutto: pregi e difetti, sprazzi geniali e incompiutezze o lungaggini, citazioni chapliniane e neorealiste... Del resto come poteva essere diversamente per lopera, presentata alla recentissima Mostra di Venezia, di uno dei più apprezzati registi del cinema italiano contemporaneo? Non ripeterò quindi osservazioni che esperti in materia, ben più autorevoli di me, hanno già fatto. Mi limiterò ad alcune suggestioni che lultimo lavoro di Gianni Amelio mi ha lasciato e che possono offrire qualche spunto di lettura di un film che a me è sembrato comunque coraggioso (davvero il titolo è azzeccato).
Antonio Pane, il protagonista è un uomo che, dopo aver perso il lavoro (e anche la moglie: è separato e vive solo in una casa di ringhiera) ha iniziato a lavorare come rimpiazzo, sostituendo cioè per pochi giorni o addirittura ore persone che per motivi vari si assentano dal loro posto di lavoro. Così lo vediamo tranviere, badante, attacchino e pupazzo animato in un Centro commerciale, moderno spazzino a San Siro e bibliotecario, cuoco e perfino venditore di rose Ogni giorno affronta un lavoro nuovo e ogni mattina si fa la barba perché ogni giorno è un nuovo inizio, sottolinea Amelio per ricominciare sempre con dignità e tenerezza. In una metropoli gelata ed indaffarata Antonio Pane rappresenta una sorta di nuovo miracolo a Milano. Il suo stesso cognome è lemblema della genuinità, di quella bontà originaria di cui ogni uomo è portatore.
Non lasciatevi rubare la speranza: linvito accorato che così spesso ci sentiamo ripetere da Papa Francesco trova nel protagonista di questo film un testimone certo inconsapevole, ma tenace. Anche nel rapporto con due giovani fragili e feriti il figlio Ivo e Lucia, la ragazza incontrata a un concorso pubblico a cui ha passato il compito Antonio è una figura positiva, che continuamente rilancia e sostiene la loro debolissima speranza. Così la precarietà assoluta del lavoro del protagonista del film, il rimpiazzo, la cifra di una modalità di rapporto con laltro, di condivisione della sua vita. Pallida eco di quella sostituzione vicaria che il Signore Gesù è venuto a portare nel mondo.
Milano è certo la città più emblematica, in Italia, di questa nostra epoca di transizione, con le convulse e violente contraddizioni che la caratterizzano, ma anche con gli spazi di novità che vi si aprono. Nellultima Lettera Pastorale parlo di alcuni germogli vitali che tenacemente resistono nel campo accidentato e difficile delle società europee. A modo suo il film Lintrepido ne propone uninteressante documentazione.
Angelo Card. Scola Arcivescovo di Milano
(L‘articolo è stato pubblicato sulla rivista SdC - Sale della Comunità di Ottobre 2013)