La replica del segretario Acec alla lettera di Giuseppe Corrado (The Space) al Corriere della Sera
Riportiamo la replica di Francesco Giraldo, segretario generale Acec, alla lettera inviata al Corriere della Sera da Vincenzo Corrado, Amministratore Delegato di The Space Cinema, cui era già seguita anche la risposta di Lionello Cerri, Presidente Anec (vedi Cinenotes 17/9/2013).
Sarebbe interessante capire da Giuseppe Corrado cosa intenda dire quando parla di grande pubblico o di pubblico moderno. Forse sarebbe bene chiedersi chi è il pubblico o meglio ancora parlare di pubblici e di film adatti a più tipologie di pubblico. Pensare che esista solo un tipo di pubblico porta diritti verso lomologazione culturale e del gusto. Tra le azioni da mettere in campo per sostenere il cinema italiano, anche quello dei film più piccoli, dei film che non possono raggiungere risultati importanti, che per la distribuzione sono un fastidio e per lesercizio un rischio è necessario inserire una politica culturale a lungo periodo, la quale non può essere declinata solo sulle leggi di mercato. Il pubblico manca ora per un certo tipo di prodotto perché non è stato educato, non è stato coltivato, a partire dalle scuole.
Solo partendo da questi presupposti si riuscirà a capire perché le piccole sale e tra queste anche le Sale della comunità hanno diritto di esistere. Non centra nulla la salvezza del cinema italiano come afferma Corrado - le sale piccole e le Sale della comunità hanno diritto di cittadinanza in questo paese se contribuiscono alla sua crescita culturale ed economica. I due fattori (economia e cultura) non dovranno essere mai disgiunti, pena lirreversibile decadenza che lItalia sta vivendo in questi ultimi decenni. Le piccole sale e le Sale della comunità rimarranno aperte se sapranno innovarsi e il digitale è una opportunità strategica. Solo le sale che adotteranno una progetto culturale avranno possibilità di sviluppo e riusciranno a rispondere al meglio alle loro tradizionali prerogative, che sono quelle di offrire nuove identità e nuove forme di aggregazione. Vorrei ricordare che le Sale della comunità e le piccole sale sono state le prime a sperimentare grazie allavvento del digitale, non inteso solo come cambiamento tecnologico, ma come innovativa proposta di contenuti complementari ai film. Quello che The Space ora produce anche in proprio riguardo ai contenuti alternativi (concerti, sport, ecc..), parte del piccolo esercizio e delle Sale della comunità lo fa da almeno sette anni. Il rischio e la progettualità culturale non nascono sempre e solo perché il mercato mi remunera da subito, ma perché la spinta ideale è parte integrante dello sforzo innovativo. Tutte le sale sono chiamate a riprogettarsi nella diversità degli stili e delle offerte commerciali anche in difesa di quella pluralità culturale che è garanzia di democrazia ed è generatrice di crescita.