Sale della Comunità - Percorsi cinematografici
Un‘incredibile storia di vita e di fede
di Luca Pellegrini


È il giapponese Okamoto, dopo averlo incontrato, che descrive Pi nelle ultime righe del celebre romanzo di Yann Martell Vita di Pi (scritto del 2001, un caso letterario mondiale, una specie di Piccolo Principe degli oceani), al quale si ispira fedelmente l‘eclettico regista Ang Lee.
Pi "è stato protagonista di un‘incredibile storia di coraggio e di resistenza - leggiamo - in un contesto straordinariamente tragico e difficile. Che io sappia la sua vicenda non ha precedenti. Pochissimi naufraghi possono affermare di essere sopravvissuti così a lungo in mare. Nessuno era in compagnia di una tigre del Bengala". Infatti, hanno fatto insieme naufragio nel mezzo al Pacifico e lottano per sopravvivere. Ciascuno con le loro armi: per il sedicenne ragazzo indiano, quelle della speranza; per Richard Parker, il famelico felino, l‘istinto. Ma tra i due si crea una vera alchimia che sfocerà nella più incredibile delle avventure e delle esperienze. Non solo di vita: anche di fede.
Le immagini, bellissime, del regista taiwanese, distillano per un pubblico vasto, eterogeneo e di ogni età, la questione di Dio e il rivolgersi a Lui quando tutto, perché si è alla deriva, sembra perduto. Pi inizia la sua vita serena in India - la famiglia è proprietaria di uno zoo - ma il padre decide di trasferirsi in Occidente e per questo carica tutti gli animali su un bastimento-arca giapponese. La  tempesta - metafora delle tante che spesso dobbiamo attraversare nella vita, fisica e spirituale - cambierà per sempre le sue certezze, le sue attese. Dopo 227 giorni a contatto con la natura, approderà in Messico; trasferitosi in Canada, conseguita una laurea in teologia e zoologia, trovati un lavoro e una brava moglie, Pi avrà la forza di ricordare i fatti e di dirci chi veramente sia la tigre. Mentre chi veramente sia Pi, spetta a Ang Lee farlo: "è un adolescente alla ricerca di se stesso, i pericoli fronteggiati gli insegnano che la fede è importante per superare qualsiasi ostacolo. Infatti Pi a un certo punto smette di essere razionale e accetta di farsi guidare da qualcosa che va oltre ciò che è spiegabile in termini razionali. Ed è in quel momento che scopre quanto grande sia la sua fede". La curiosità dell‘adolescenza marca il suo avvicinamento ad alcune religioni tradizionali, in tutta la prima parte del film, quella sulla terraferma: "Pi all’inizio si apre agli insegnamenti di diverse religioni e incontra quella cattolica, quella islamica e l‘induismo, opponendosi così al razionalismo del padre. Non deve sorprendere, perché in India tutte queste religioni convivono, quindi per il ragazzo è naturale provare il desiderio di conoscerle tutte. Una volta solo, in mezzo al mare e in costante pericolo di vita, si aggrappa agli insegnamenti ricevuti invocando un Dio assoluto, non riconducibile a una religione particolare". Ang Lee schiva il sincretismo spiegando quali sono le ragioni profonde della sua scelta: "Oltre al divertimento, i ragazzi possono scoprire la forza dei valori che sono alla base dell’esistenza umana".
Pi li sperimenta su una scialuppa, mentre tutto rimanda al trascendente. "Quando cominciò la mia solitudine - ricorda alla fine del suo racconto il protagonista - mi rivolsi a Dio. E sopravvissi". Dio è chiamato in causa con la preghiera e con la sfida: mi hai creato, perché ora mi metti così alla prova? È l‘interrogativo assillante di Giobbe, che non può avere risposte certe e immediate. Il racconto, inaspettatamente, alla fine si sdoppia: uno è nella sua versione buona, con gli animali, uno in quella cattiva, senza di loro. La prima rende più consapevoli e puri, l‘altra colpevoli e malvagi. La prima è quella che più piace a chi l‘ascolta, a chi la segue nel film "e così è anche per Dio", sancisce Pi. La seconda, la si immagina soltanto. Capita nella realtà. Ed è terribile.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 11-FEB-13
 

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