Sale della Comunità - Percorsi cinematografici | |||
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Il film in 160 caratteri In mezzo tra maturità e università ci sta unestate in cui James Sveck prova ad emanciparsi da famiglia, ricordi e obblighi mortificanti. Eccezionali gli aiuti! LA DOMANDA Vorrei crescere ma Povero James, è possibile crescere attorno ad una simpatica schiera di non cresciuti? Seguendo le avventure del giovane Sveck (giovane Holden?) diventare adulti sembra unimpresa ardua. Una madre evaporata tra un matrimonio e laltro, un padre manager con la fissa della giovinezza estetica e di coppia, una sorella - Gillian con la g dura che cerca il padre assente nella relazione con un prof attempato (e sposato!), un collega che passa il tempo con chat a sfondo sessuale: con questo zoo umano come si fa? Per fortuna un po più in là cè una nonna dolce come il suo nome, Nanette (premio Oscar Ellen Burstyn), che per quanto anticonformista sa calibrare le parole, ascoltare e suggerire provocazioni strategiche. Ladolescenza, tempo per definizione della crisi didentità, qui non trova i confini contenitivi entro cui regolarsi e oscillare in libertà. Ancora una volta gli adolescenti sono quelli che anagraficamente hanno già superato da parecchio tempo questa fase della vita. Così a quelli con letà giusta per dirsi giovani non rimane né il tempo né il modo per dedicarsi al male di vivere come lo chiamerebbe Montale. La fragilità dei genitori non consente loro nessuna sorta di tregua emotiva in cui mettersi in discussione, scrutarsi, ribadirsi. In questo senso linizio del film di Faenza è una provocatoria ammissione del dramma delladultità. Le pene affettive della madre prendono il sopravvento rubandogli il palcoscenico perfino quando sta mettendo in scena - probabilmente per finta - un suicidio. Gli adulti hanno sempre interferito nella vita di un adolescente ma qui, simbolicamente, vanificano un discorso intimo e necessario dei più giovani. In questo contesto così affaticato e confuso a sorreggere la macrodomanda del posso crescere? si insinuano tanti altri micro interrogativi. Sono disadattato? Disturbato? Cosè la normalità? Qual è la mia esperienza della sessualità? Credo nellamore? Mi sposerò? Andrò alluniversità? Quale mestiere vorrei essere? Come vale la pena di spendere i soldi? Appurato che le domande sono lalimento più nutriente della vita, va aggiunto che, se non ci fossero la nonna e la psicoterapista a farsene carico, James soffocherebbe tra pessimismo e attacchi di panico. Rimane il dubbio, purtroppo spaventoso, su chi siano realmente i disadattati. continua a leggere la scheda |
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Ultimo aggiornamento di questa pagina: 27-FEB-12
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