Sale della Comunità - Percorsi cinematografici
Almanya: una riflessione sui temi della vita e dell‘integrazione
di Arianna Prevedello



In molte diocesi, comunità e gruppi ecclesiali è divenuta consuetudine celebrare, preparare o approfondire i contenuti della Giornata Nazionale per la vita anche attraverso la visione e la discussione di un’opera cinematografica. A partire dal Messaggio per la 34° Giornata per la vita (5 febbraio 2012) a sostegno di queste iniziative proponiamo di seguito un’analisi-interpretazione del recente film Almanya – La mia famiglia va in Germania giunto sul grande schermo nel periodo natalizio e ancora attualmente in programmazione nei cinema d’essai tra cui molte sale della comunità (cinema parrocchiali).
Restare uniti è il desiderio che caratterizza l’esperienza della famiglia. La vicinanza affettiva è il sogno anche degli Yilmaz, emigrati in Germania dalla Turchia negli anni ’60 e giunti ormai alla terza generazione. In età di pensione il patriarca Hüseyin, protagonista del film tedesco e capostipite della ricca discendenza, si trova a fare i conti con un passaporto più che mai tedesco e una tenera nostalgia per l’Anatolia. La lontananza da casa avvertita dal nonno è tale da indurlo ad acquistare perfino una casa nel piccolo paesino d’origine senza nemmeno dirlo alla moglie. Anzi, pretendendo piuttosto di andarvi tutti (figli e nipoti) in vacanza al più presto. Il viaggio di ritorno in patria diviene uno spartito su cui scrivere anche le simpatiche note in flashback del lontano viaggio della speranza avvenuto decenni addietro verso la Germania. 
Almanya è una commedia esilarante on the road capace di far emergere i valori universali su cui ogni persona ritrova il benessere e le risorse psicologiche per una vita ben piantata. Scritta da due giovani sorelle tedesche di origine turca, Yasemin e Nesrin Samdereli, Almanya recupera i ricordi di una della più imponenti comunità straniere della Germania. I tardivi ricongiungimenti, il cambio culturale per alcuni obbligato e da altri subito, la convivenza con una locale diversità religiosa e il possibile ritorno nella terra natia sono elementi che continuano a provocarla. Eppure, malgrado la complessità che la investono in ogni nuovo giorno di vita, dal nonno al nipotino tanta è la voglia di difendere l’imprescindibile legame familiare.
Se nel viaggio emergono le fatiche vissute dai figli di seconda generazione che si rimproverano l’un l’altro di non essersi stati accanto nei momenti difficili della vita, l’itinerario diventa anche l’occasione di un saluto e di una rinnovata accoglienza. L’addio al nonno che poco prima di arrivare a destinazione nel pulmino, che tanto ricorda quello del film Little miss sunshine, si spegne tra l’affetto dei suoi cari e l’abbraccio maturato proprio grazie alle parole del nonno per il bambino che la nipote non sposata porta in grembo. Un film toccante che sa spiegare al più giovane della famiglia come la vita nel suo epilogo evapori come l’acqua (l’esperienza della morte) e, al contempo, come la nascita di una nuova creatura sia un dono in qualunque condizione. Senza retorica i personaggi sperimentano come aprirsi alla vita significhi accrescere (e allargare con speranza e gratitudine) il legame familiare che ridona senso al loro stare al mondo. In Germania o in Turchia, fa lo stesso.
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 25-MAR-13
 

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