Ogni tanto mi è accaduto anche recentemente qualche giornalista mi chiede di stilare una lista di una decina di pagine bibliche che parlino direttamente alluomo e alla donna di oggi. Di solito io colloco in quellelenco anche il capitolo 15 del Vangelo di Luca ove è incastonata quella straordinaria parabola di difficile denominazione, sebbene sia invalso il titolo: parabola del figlio prodigo, titolo raccolto dal noto romanzo di André Gide, Il ritorno del figlio prodigo. Il film che ora propongo in una sua immagine irrevocabile è Il ragazzo con la bicicletta di Jean-Pierre e Luc Dardenne, che ha ottenuto il Premio speciale della Giuria nellultimo festival di Cannes. Pur con la deviazione di un padre immaturo e insensibile, ben diverso dallimponente e grandiosa figura del genitore della parabola di Gesù (e il pensiero va alla stupenda tela di Rembrandt allErmitage), la filigrana simbolica del film è modulata proprio sulla trama di quel testo lucano.
Il dodicenne Cyril, abbandonato dal padre in un centro daccoglienza per ragazzi, inforca la sua bicicletta, lunico suo possesso originario, e si mette in cammino alla ricerca di quel genitore disumano ma pur sempre padre. Il figlio non si rassegna a quel ripudio e, in unavventura dai contorni non sempre sereni, segnata da ribellioni e reazioni aspre, cerca di varcare il vuoto affettivo che lo imprigiona. In questo viaggio di ritorno domina la dolce e tenera figura di Samantha, la parrucchiera che lo accoglie nei fine-settimana liberi dallobbligo della residenza nellospizio. A lei Cyril saggrappa come alla madre che non ha conosciuto. Ed è proprio con lei che si costruisce listantanea che suggeriamo come emblema del film.
Dopo aver compiuto una rapina, prima di accompagnarlo alla polizia, Samantha fissa Cyril negli occhi e gli chiede se è pronto a decidere una vita diversa, per avere accanto ancora lei. Al sì del ragazzo Samantha chiede un bacio come suggello di questa promessa e, mentre egli la bacia, lei come una mamma gli pone una mano sulla spalla, variante femminile del gesto del padre che accoglie il figlio prodigo nella tela di Rembrandt che abbiamo sopra evocato.
Gianfranco Ravasi
(l‘articolo è stato pubblicato sulla rivista SdC - Sale della Comunità di Ottobre 2011)