Sale della Comunità - Percorsi cinematografici
Ciak si gira: l‘Italia al cinema
di Cristina Battocletti



Quando l’anno scorso Mario Martone portò sugli schermi Noi credevamo, liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Anna Banti, facemmo tutti un balzo sulla sedia, amando quei poveri ragazzi disperatamente idealisti. Ne avevamo scolorito il ricordo, nonostante avessero dato la vita per fare un’Italia zoppa, ma pur sempre Italia. Eppure il cinema nostrano sulle  memorie risorgimentali e lo spirito unitario d’Italia, di cui quest’anno si festeggia il 150esimo anniversario, aveva riflettuto profondamente, celebrandone gli eroi. La dicotomia, che si evidenzia nell’opera di Martone, tra la minoranza istruita e cosciente, quasi sempre borghese se non nobiliare, e il popolo minuto, che vive nella miseria ma non sa vedere nella rivoluzione la speranza di un riscatto, l’avevamo già riconosciuta Nel resto di niente di Antonietta De Lillo (2004), tratto dall’omonimo romanzo di Enzo Striano. Qui un manipolo di nobili vive la brevissima stagione della repubblica napoletana del 1799, affossata soprattutto dalla gente comune.
Ventenni, belli e appassionati erano gli eroi antiaustriaci di Senso (1954) di Luchino Visconti, come poco più che trentenne perse la vita il patriota Ippolito Nievo, che in Confessioni di un italiano fa dire a Giulio Del Ponte: “Morire a ventott’anni, assetato di vita, avido di speranza, delirante di superbia e sazio solo d’affanno e di avvilimento”. Così erano i siciliani pronti per l’impresa dei Mille in 1860, film di Alessandro Blasetti del 1934, antesignano del Neorealismo. L’opera aveva avuto un precedente proprio in I mille (1912) di Alberto Degli Abbati, prima pellicola tra amori e mito su Giuseppe Garibaldi. Molto differente quest’ultima da La pattuglia sperduta (1952) di Pietro Nelli, che racconta la disorganizzazione dei primi risorgimentali, sulla linea che convinse anche Martone per il suo film. Ma ancora nel 1905 ci fu La presa di Roma di Filoteo Alberini, primo lungometraggio italiano, storia del paese in sette quadri con breccia di Porta Pia finale. ...
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L‘articolo completo è pubblicato su SdC - Sale della Comunità n.3/11
 
 


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 03-MAR-11
 

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