Sale della Comunità - Percorsi cinematografici
Cosa ti dice il cuore?
di Don Gabriele Pedrina


Il film di Guido Chiesa sull’infanzia di Gesù chiede al credente uno sguardo molto libero, per poter parlare alla sua anima. La stessa libertà che Maria si aspetta dal padre del Battista quando, riottoso a trasgredire una regola segnata dal sangue, gli chiede “Ma cosa ti dice il cuore?”. Il disorientamento dello spettatore affezionato al tradizionale racconto sulle vicende di Maria, Giuseppe e del piccolo Gesù, emerge non appena la sceneggiatura si infila nei silenzi del vangelo e ricostruisce vicende plausibili, ma frutto della fantasia. Oppure quando nasconde angeli e stelle e il divino resta celato negli sguardi e nei sorrisi.
D’altra parte il film conserva i punti cardine della fede: il concepimento miracoloso di Maria, la sua verginità che si protrae nel matrimonio, la straordinarietà – per quanto sotto traccia – di Gesù, la rettitudine di Giuseppe. Per giunta l’opera è frutto di studi molto accurati sulle ambientazioni e il coinvolgimento di attori non professionisti, gente del posto, conferisce al film quel senso di autenticità che, va detto, il doppiaggio italiano smarrisce.Riconoscendo al film il diritto di perlustrare un territorio sconosciuto, con una metodologia diversa, questa pellicola può offrire spunti molto ricchi, soprattutto all’interno di percorsi formativi.
Ne citiamo alcuni.
 

-  teologico– L’incarnazione nell’infanzia di Gesù.
Non pochi teologi e filosofi si sono interrogati su cosa sia stato per Gesù rendersi consapevole del proprio essere figlio di Dio. La coscienza della propria identità si costruisce attraverso le relazioni, fin dai primi momenti di vita. Da qui l’intuizione, che sta al centro del film: “Quale speciale rapporto c’è stato tra Maria e Gesù perché egli giungesse ad essere e a comprendersi per quello che era?”. Il tema è sviluppato – in maniera anche troppo accademica – particolarmente nel racconto della visita dei Magi, ma si distende lungo tutto il film, partendo dalla persona stessa di Maria, la donna e madre che sta di fronte a Gesù. Una giovane che parla molto poco con le parole e tanto di più con i gesti ed una interiorità che traspare nella sua femminilità.

- morale – La libertà e il superamento della legge.
Maria, attraverso un agire discreto ed efficace, aggredisce vecchi schemi strutturati attorno al potere, all’arroganza, alla violenza, al disconoscimento dei piccoli e, ipocritamente, giustificati con la tradizione e le Scritture. Maria si lascia guidare da qualcosa che per lei è assolutamente naturale: l’amore e la libertà. Gesù cresce in questo clima, lo fa proprio nei suoi comportamenti di adolescente e diventa pungolo nel suo continuo interrogare Maria prima e i sacerdoti poi sui misteri della vita e gli insegnamenti della Scrittura.

- sociale – La contestazione della violenza.
Approfittando del fatto che i vangeli non parlano della circoncisione di Gesù, il regista racconta che Maria chiese a Giuseppe di non circonciderlo per risparmiargli una inutile violenza. Ma questo è solo uno dei gesti con cui essa cerca di contenere il dilagare del dolore attorno a sé: dai gesti di accoglienza verso l’indemoniato Hillel, fino allo spreco di olio per addolcire al pettine dei boccoli ribelli. La sua è una lotta senza ansia e senza rabbia, concreta e fattiva, libera rispetto alle leggi del clan, umile eppure risoluta.

-  famigliare – Le relazioni nella famiglia.
Diversi gli aspetti presenti. La particolarità del rapporto di Maria con Giuseppe, il quale rinuncia ad esercitare relazioni di potere, come era consueto e atteso, riconoscendo la dignità della sua sposa e quel qualcosa di speciale che lo porta a fare un passo indietro e a fidarsi di lei. L’intensissima relazione tra Maria e Gesù, dove la madre straccia da subito ogni distanza allattando, contro le regole, il figlio al seno e proseguendo con una “pedagogia” così autentica e libera da permettergli di comprendere il figlio anche quando sconsideratamente sparisce a Gerusalemme. Infine le relazioni con gli altri parenti con i quali si gioca, mettendo in campo la propria disponibilità, ma non di meno la sua onestà interiore, che non la fa tacere neanche quando converrebbe.
                                                                                                                                   
Il film “Io sono con te” nasconde uno scrigno di preziose suggestioni che un animo libero saprà opportunamente cogliere. Per questo è da incoraggiarne la visione a chi apprezza i film di qualità e la ricerca interiore che attraverso di essi si può fare.
Anche gli operatori pastorali potrebbero trovarvi non una scheda teologica, ma una seria provocazione su temi di cui altri strumenti, poi, aiuteranno a completarne la comprensione.
In questo tempo di Avvento le sale potrebbero accordarsi con le parrocchie per offrire questo film come opportunità di formazione in un percorso parallelo, dalle suggestioni più laiche, a quello tradizionale.


Ultimo aggiornamento di questa pagina: 18-NOV-10
 

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