WEDNESDAY, MAY 9
di VAHID JALILVAND
Dopo una proficua carriera in ambito televisivo e teatrale Vahid Jalilvand (Teheran, 1976) presenta a Venezia la sua opera prima Wednesday, May 9, film intenso e ben costruito. L'Iran di oggi è una nazione moderna, ricca di risorse economiche e dalla società complessa e sfaccettata. Il cinema esprime il bisogno di raccontare quello che vi accade, portandolo fuori dai propri confini nazionali. Il regista ha l'abilità di non fare una critica diretta al governo iraniano, mostra piuttosto le conseguenze delle scelte da esso operate. Wednesday, May 9 racconta le povertà quotidiana, figlia della storia della nazione, non una povertà materiale o dovuta al disordine sociale, quanto una povertà umana e di mancanza di prospettive future. Principali vittime sono le donne, che debbono sottostare a regole ancestrali che ne costringono la libera esistenza e ne impediscono le libere scelte e la realizzazione individuale. La sanità ha un costo gravosissimo da sostenere e chi è malato non si può curare. La possibilità di riscatto sociale di un giovane è repressa in funzione alla propria storia famigliare e non valorezziata in base alle capacità individuali. Jalal non tollera tutto questo e pubblica un insolito annuncio sul giornale di Teheran per donare trenta milioni (diecimila dollari) a una persona bisognosa, non tanti soldi, ma quel che basta per risolvere almeno un problema. L’annuncio colpisce l’attenzione di una folla di persone, tanto da far intervenire la polizia. Le vite di due donne si incrociano, Setareh, una diciannovenne incinta, senza dimora, con un giovane marito povero, e Leila, l’ex fidanzata di Jalal con il marito infermo per una malattia. La beneficenza segue le regole del destino e delle scelte umane danno una possibilità di riscatto ad una sola delle due.
(S.A.)
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