cerca nel sito
 Saledellacomunità - Immagini irrevocabili - STOP THE POUNDING HEART di Roberto Minervini 
STOP THE POUNDING HEART di Roberto Minervini   versione testuale
una riflessione del Card. Angelo Scola

“Ferma il martellare del suo cuore”: il titolo del film riprende alcune parole di una preghiera spontanea con cui, nella decisiva sequenza finale, la madre della protagonista adolescente, Sara, cerca di calmare la tempesta scatenata nel cuore della figlia dall’incontro con un coetaneo.
La pellicola di Roberto Minervini racconta in presa diretta il quotidiano di una famiglia numerosa di allevatori di capre che ha scelto di vivere lontano dal contesto urbano, secondo uno stile di vita austero, improntato ai valori di una cultura rurale profondamente religiosa. Così i dodici figli Carlson, di cui Sara è la primogenita, crescono alla scuola paterna ricevendo un’educazione ritmata dalla lettura della Bibbia, commentata dalla madre e vivacemente argomentata dai figli.

Il racconto si dipana intorno agli avvenimenti ciclici e ordinari dell’esistenza, dando origine ad un’opera ad un tempo prosastica e lirica con sequenze di  vita quotidiana che si alternano a sequenze più intime come quelle del confronto/confessione tra figlia e madre.
L’ordine della vita di Sara si incrina per l’incontro con Colby, un giovanissimo allevatore di tori che si mette alla prova nei rodei locali. Nel recinto, reale e simbolico, che Sara ha contribuito a costruire e in cui scorreva pacificamente la sua esistenza, si apre una breccia.
Ci sono due scene di dialogo tra Sara e la madre, una nella prima parte del film e quella finale di cui fa parte la preghiera citata, che mi sembrano emblematiche della “crisi” vissuta da Sara dopo l’incontro con Colby. La prima riguarda il rapporto tra l’uomo e la donna: la madre, a partire dalla lettura della Genesi sulla creazione della donna e giocando sull’opposizione eterno/effimero, dà le sue ragioni del “per sempre” e della differenza tra i due sessi. “Perché pensate che la sottomissione della donna all’uomo sia una debolezza? Ci vuole più forza a riconoscere la sua autorità e a sottomettersi che a fare tutto da sola”. E Sara accetta con naturalezza, apparentemente immune dal travagliato conflitto figlia-madre che caratterizza l’adolescenza.
Nella seconda scena, dopo lo sconvolgimento - inespresso ma radicale - causato dall’irrompere dell’innamoramento nella vita di Sara, alla domanda: “Cos’è che ti preoccupa?” la madre si sente rispondere: “Non so come debba comportarsi una brava cristiana”. Le certezze così pacificamente acquisite incominciano a vacillare.

“Fede non è non avere paura. E dubitare non significa non avere fede. Senza lotta, senza accettare le sfide, la fede non cresce”: Sara, dentro l’abbraccio rassicurante della madre che le spiega l’episodio evangelico della tempesta sedata, sembra calmare i battiti affannosi del suo cuore.
Il film si chiude sull’immagine della ragazza in abito da sposa, incantevole ma significativamente di foggia antica. Una sorta di anticipazione del futuro che l’attende, in piena - ma quanto rassegnata?- continuità con il suo presente.
Anche se a prima vista sembra offrire una lettura sorpassata e perciò improponibile, il film di Minervini risulta come una salutare provocazione all’attuale modo di vivere.
 
 
Angelo Card. Scola
Arcivescovo di Milano
 
 
(L'articolo è stato pubblicato sulla rivista "SdC - Sale della Comunità" di Luglio 2014)
 
 
stampainviacondividi