Tv e internet dicono il clima di un paese sospeso sul caso Englaro nei giorni del trasferimento della donna, in coma vegetativo da 17 anni, alla casa La Quiete di Udine, dove le sarebbero stati sospesi alimentazione e idratazione.
Il senatore Beffardi e sua figlia Maria stanno dalle parti opposte delle barricate ideali che dividono i sostenitori della libera scelta dagli aderenti al movimento per la vita.
Attraverso la loro vicenda personale, e attraverso il rapporto che si instaura tra Maria e Roberto (a favore della libera scelta della famiglia Englaro), tra un medico di pronto soccorso e la tossicodipendente che salva più volte dal suicidio, tra una madre fervente cattolica che assiste la propria figlia nello stesso stato di Eluana e il figlio che la vede annichilirsi in questa scelta totalizzante, il film di Marco Bellocchio parla del delicatissimo tema del fine vita.
Il regista, che con Bella addormentata è in concorso a Venezia, cerca di rappresentare con equidistanza e occhio neutro tutte le diverse posizioni e parti in causa.
Intrecciando storie e drammi personali, il film prova a dare il quadro di una questione che ha diviso le coscienze e che ha trovato cassa di risonanza nellagone mediatico. I momenti più riusciti della pellicola, tra laltro, sono proprio quelli dedicati allo spaccato della politica e dei suoi esponenti, più o meno integerrimi ma tutti estremamente fragili.
Ottime le scene in cui a dialogare sono Toni Servillo (il senatore Beffardi, che vuole votare in dissenso rispetto al proprio partito) e Roberto Herlitzka (collega psichiatra, conoscitore dellanimo umano e dispensatore di sedativi per la coscienza dei parlamentari).
Un po meno efficaci, nelleconomia drammaturgica e del discorso generale, le storie damore, che appiattiscono nella direzione fictional di dialoghi assai espliciti un film altrimenti costruito con lo stile ricercato e le calibratissime inquadrature cifra del cinema di Bellocchio.
Tiziana Vox
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